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Il convegno

Le variabili del processo di crescita professionale

Tre anni di lavoro, di ricerca ed elaborazione sui temi del progetto Ue “Leonardo Da Vinci” Equipe (Elevare la qualità degli inserimenti professionali in edilizia) hanno permesso di chiarire concettualmente e di focalizzare alcuni punti cardine in merito al tema del rapporto giovani-lavoro in edilizia e alle connesse strategie da applicare da parte dei nostri enti di formazione. Già all’inizio del progetto (convegno di Verona del 12 dicembre 1997) era stato redatto una sorta di “decalogo” alla cui lettura attenta rimandiamo, in quanto - a distanza di alcuni anni - riteniamo che l’attività di ricerca abbia sostanzialmente confermato i contenuti delle “dieci regole di buona prassi”.Trenta mesi dopo, il convegno di chiusura del progetto Equipe (Milano, Esev 4 luglio 2000) ha offerto la possibilità di confrontare e verificare i risultati e i punti d’arrivo del lavoro di Equipe con un buon numero di direttori e operatori di enti scuola dell’edilizia. L’articolo di Claudio Tombari, direttore dell’Esev, rende conto dell’attività del gruppo di lavoro su uno dei temi cardine del progetto Equipe “Gestire in modo integrale le variabili del processo di crescita professionale”.

All'interno degli immaginari che un giovane si costituisce in merito al proprio futuro lavorativo, la figura del lavoratore di mestiere in edilizia, dotato di competenze e autonomia professionale, non appare connotata in maniera negativa. La figura dell'operaio edile senza qualificazione che svolge compiti di servizio all’operaio di mestiere non ha invece attrattività, accumulando su di sé tutti i connotati negativi dei pregiudizi correnti sul lavoro edile. Diviene, pertanto, necessario porre fortemente l’accento sul traguardo attrattivo (la figura dell’operaio di mestiere) mostrando che esistono concrete possibilità di raggiungerlo in tempi ragionevoli, se ci si fissa degli obiettivi e perseguendoli con impegno e determinazione. Il messaggio deve pertanto offrire una carriera professionale praticabile a condizione di inserirsi in una impresa iscritta in Cassa edile. Vanno sottolineate le concrete possibilità, per coloro che si impegnano, di veder valorizzate le proprie capacità e le disponibilità di interessanti spazi di carriera che si aprono per coloro che possono offrire una elevata competenza professionale.
La parola chiave èquindi carriera. Bisogna dimostrare che i lavoratori iscritti in Cassa edile seriamente motivati a impegnarsi, hanno a disposizione opportunità e sostegni utili a raggiungere il traguardo. Il settore edile è l'unico settore industriale che possiede un sistema di enti paritetici per la formazione e il sostegno allo sviluppo professionale dei lavoratori: si tratta di un vantaggio competitivo che va promosso, valorizzato, utilizzato e pubblicizzato in maniera estesa.


Il progetto personale: stimoli e risorse

Il concetto di carriera è legato alla nozione di progetto (dove voglio arrivare, con quali risorse ci arrivo, con chi, con quale cammino, con quale strategia...). Spesso l'apprendista è capitato nel settore edile, è finito per caso in quell'impresa, e non ha idee molto chiare sul suo percorso, soprattutto futuro; inoltre sempre più di frequente l'edilizia è una seconda scelta. Per queste ragioni la scuola edile non può più ritenere che la sua missione sia esaurita con la fornitura del corso. Al contrario deve mirare a realizzare un dialogo per la costruzione di un progetto di sviluppo personale; deve poter dire all'apprendista potresti arrivare lì, mettendogli contemporaneamente davanti agli occhi - e aiutandolo a concepire - un progetto positivo che diventi per lui un obiettivo da raggiungere e realizzare, dandogli la percezione del proprio stare nel mondo del lavoro, e in particolare nel mondo dell'edilizia. L'obiettivo, il modello positivo, il percorso, la formazione dell'apprendista sono variabili da gestire, o meglio da cogestire, in quanto gli interlocutori che interagiscono sono tre: impresa, apprendista, scuola edile, una triade di soggetti che dovrebbero rapportarsi in maniera sempre più stretta, grazie anche all’introduzione della nuova figura del tutor aziendale. Attorno all’apprendista va costruita e mantenuta una rete di sostegno
Un efficiente servizio di sostegno al progetto personale di realizzazione professionale (carriera) rappresenta il vero vantaggio competitivo che il nostro settore e il nostro sistema devono saper offrire.

La formazione: leva importante ma non unica

In prima istanza e, se si vuole, in termini apparentemente restrittivi, alle attivit9 di formazione attribuiamo fondamentalmente un compito: accelerare (ovvero favorire e qualificare) le carriere. In termini organizzativi la modalità di funzionamento di tali attività dovrebbe possedere un alto grado di agilità e di orientamento al mercato (sistema "a sportello"). Le attività di formazione dovrebbero possedere il massimo di: flessibilità, ricorrenza, praticabilità, qualità. E inoltre indispensabile integrare e far comunicare tra loro formazione e lavoro in cantiere. L'accumulo di esperienze formative presso la Scuola edile è senz'altro un elemento importante, ma di per sé non rappresenta un fattore di dinamizzazione dell’iter professionale e non produce automaticamente l’avvio di un circolo virtuoso nell’esperienza professionale del giovane. Affinché questo avvenga è necessario che la frequenza ai corsi di formazione si integri con l’esperienza di lavoro. Riteniamo infatti che la formazione, anche di buon livello, può fungere da stimolatore e acceleratore di processi di crescita ma, come l'assunzione di vitamine non può sostituire la necessità di alimentarsi, nello stesso modo le esperienze formative sono efficaci nella misura in cui interagiscono positivamente con l’esperienza di lavoro in cantiere, che ovviamente rappresenta l'ambito decisivo. Collegare strettamente formazione e esperienza (progressione) lavorativa significa lavorare con due finalità: la prima attiene i contenuti della formazione che l'allievo deve poter rapportare alla propria esperienza di lavoro; deve poter coglierne l'utilità effettiva rispetto ad una miglior comprensione delle ragioni tecniche del proprio lavoro (know why) e rispetto al miglioramento qualitativo delle proprie operazioni di lavoro (know how). I contenuti della formazione devono pertanto essere strutturati in maniera tale da essere, in parte, immediatamente spendibili. La seconda attiene al ruolo di stimolo e motivazione al lavoro che il fatto di seguire un percorso formativo può svolgere. Soggettivamente il giovane lavoratore deve sentirsi una persona che si sta preparando ad assumere un ruolo qualificato, e a tal fine sta compiendo esperienze di lavoro e esperienze di formazione. Ciò può avere delle positive ricadute sulla motivazione al lavoro e sulla decisione di restare e sviluppare una carriera in edilizia. Il progetto Equipe ha permesso di svolgere un imponente lavoro, curato dall’architetto Pedrazzoli, utile a concretizzare questi principi attraverso la definizione di profiliobiettivo personalizzati.

L’apprendista in edilizia: caratteristiche e specificità

Equipe ha permesso di "fotografare" in maniera abbastanza precisa l'apprendista edile, le sue motivazioni, i suoi immaginari, le sue problematiche. La lettura dei risultati è di assoluto interesse e conferma quel "quadro di bisogni" che abbiamo sopra delineato: la difficoltà a prefigurarsi un futuro professionale, il bisogno di formazione e sostegno, la dialettica tra aspetti positivi del mestiere - che vengono colti - e difficoltà a progredire in cantiere. Appare chiara la necessità che le Scuole edili si dotino di sistemi permanenti di rilevazione delle caratteristiche dei loro "clienti", svolgendo ricerche sul tema. Resta confermata anche l'ipotesi di fondo che interventi di formazione e sostegno nella fase iniziale dell'inserimento lavorativo possano contribuire in modo determinante a ridurre il numero degli abbandoni e a stabilizzare i giovani nel settore. La presenza dei partner francesi e svizzeri ha permesso di operare alcuni confronti. In Svizzera, com'è noto, l'apprendistato è storicamente molto strutturato ed appare incardinato sulla figura del maestro di tirocinio. In Francia l’apprendista è soggettivamente ancora un "allievo in formazione", che solo in seguito, al termine dell'iter formativo, entrerà nel mondo del lavoro vero e proprio; (anche la retribuzione crescente dell'apprendista, dalle 600.000 lire all’inizio dell'apprendistato, ai quasi quattro milioni di un operaio qualificato, sottolinea questo passaggio da uno stato all’altro e soprattutto sottolinea l'idea di crescita ad esso sottesa).

Strumenti per un lavoro individualizzato

Gli attori di questo processo di interazione tra formazione e lavoro sono tre: il giovane, l'impresa (il datore di lavoro o il preposto) e l'Ente di formazione. Il programma prevede un intenso interscambio di informazioni e un lavoro comune in stretta collaborazione, promosso e organizzato dall'Ente di formazione, che possiede la banca dati degli inserimenti e gestisce per ogni inserimento i rapporti giovane- impresa, tenendo memoria delle singole storie. Il giovane deve sentirsi parte attiva e responsabile all’interno di una rete di rapporti, deve sentire che anche altri (l'impresa e l'Ente di formazione) hanno investito su di lui e deve sentirsi stimolato a rispondere positivamente. L'interscambio di informazioni dovrebbe essere gestito con un apposito software dall'Ente di formazione e dovrebbe depositarsi nel libretto personale. Su questi aspetti gestionali, collaterali alla formazione propriamente detta ma di decisiva importanza, molto lavoro resta da svolgere. Un simile approccio richiede anche una particolare qualificazione degli operatori della Scuola edile che dovrebbero essere in grado di gestire il processo attraverso un'attività di promozione, di relazioni (con il giovane e con l’impresa) e di gestione positiva dei problemi.

Claudio Tombari Direttore Esev (Verona)