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Premessa

Chi sono i giovani che lavorano in edilizia e perché la scelgono? Come vedono il lavoro edile e che cosa si aspettano? Quali prospettive di carriera hanno? E, infine, quale valore danno alla formazione? A queste domande e ad altre risponde un’indagine promossa dal Formedil sulle motivazioni all’ingresso nel settore edile e sul profilo dell’apprendista in edilizia. Trecento quindici questionari restituiti, per altrettanti giovani apprendisti che stanno seguendo corsi presso le scuole edili nell’ambito del progetto Formazione per l’apprendistato. Progetto sperimentale per l’industria delle costruzioni. Dalle risposte raccolte ed elaborate emerge una realtà complessa, dove i percorsi per molti aspetti articolati, tendono a ricongiungersi intorno a dei leit motives, intorno a questi che è possibile una prima interpretazione generale del rapporto che oggi esiste tra fasce giovanili e il settore dell’industria edilizia, intesa come un possibile sbocco professionale, ma anche come un ambito sociale dove collocarsi, dove proiettare aspettative di futuro. Ma un questionario offre uno spaccato freddo. Dietro alle risposte non ci sono volti, ma numeri. Seppure ricco di indicazioni e di spunti per riflettere, il questionario non consente, infatti, di cogliere le personalità dei ragazzi chiamati a rispondere, non permette di ricostruire le singole vicende, le loro storie individuali e familiari. Pur nella sua articolazione il risultato risultava monco. Dai numeri emergevano opinioni, scelte, prive tuttavia di quello spessore qualitativo, di quella dimensione fatta di confronti e di specificità che soltanto i racconti possono dare. Ecco allora venticinque brevi interviste che in certi casi sono un ping pong di domande e risposte, in altri casi brevi narrazioni, in altre occasioni un misto di autobiografia e di riflessione provocata. Il risultato è un arricchimento del quadro offerto dai risultati del questionario e per molti versi uno spostamento dei punti di vista, scarti illuminanti che hanno consentito la realizzazione di questo libro. Agli operatori del settore e ai gestori della formazione spetta ora il compito di individuare gli strumenti e le strategie in grado di saper cogliere le problematiche connesse al rapporto tra aspettative e scelta dell'edilizia come settore occupazionale, valorizzando le motivazioni e garantendo adeguati percorsi di carriera. Alfredo Martini

Intercettare la domanda giovanile di qualità per conservarla all’edilizia

Intervista al presidente del Formedil, Claudio Gombia L’indagine evidenzia una serie di questioni che scaturiscono da percorsi personali che nascono nella maggior parte dei casi nell’ambito di una tradizione familiare. Come è possibile utilizzare le indicazioni che emergono dalle esperienze di questi giovani per impostare un’azione formativa più incisiva e volta a consolidare la fedeltà al settore? È nostro compito di imprenditori attenti alle trasformazioni e alle esigenze del settore conoscere e interpretare le esigenze dei giovani che scelgono l’edilizia. L’indagine sembra confermare l’esistenza di una duplice fascia di mercato della domanda giovanile. La prima risulta caratterizzata da un rapporto abbastanza casuale con il settore, legata anche a situazioni di marginalità sociale o culturale, che pare restare comunque al di fuori del circuito formativo dell’apprendistato, rappresentato in primo luogo dalle scuole edili. La seconda, sicuramente di maggior interesse per il mondo dell’impresa strutturata e che opera nella legalità, è espressione di fasce giovanili più motivate e che si candidano a ruoli qualificati e specializzati, di cui si sente una particolare mancanza. È con questo target che bisogna interagire sfruttando soprattutto le occasioni offerte sia dall’apprendistato, che dalla normativa sulla sicurezza, con le sue numerose implicazioni formative. Bisogna pubblicizzare l’edilizia in quanto industria complessa e con un approccio che valorizzi il processo produttivo nella sua interezza e il prodotto finale, l’opera realizzata. Si tratta soprattutto di dare risposte convincenti e interattive alla forte motivazione connessa alla soddisfazione di un lavoro come quello edile che comprende condizioni particolari e consente di partecipare alla costruzione di un’opera utile, ricca di complessità. In questa direzione ci si deve muovere per contrastare la tendenza a concepire l’edilizia come un settore di passaggio per aumentarne il trend verso la stabilità. In che modo lei ritiene si possa ottenere questa inversione di tendenza? La strada da percorrere deve essere quella di dare maggiori garanzie e prospettive al lavoratore, aumentando il salario netto e rendendo più chiaro e interessante il percorso di carriera. Allo stesso tempo si tratta di incentivare l’impresa a ricorrere a nuova mano d’opera più qualificata e con livelli formativi più elevati. La legge sull’apprendistato consentendo la decontribuzione dei costi sociali a carico dell’impresa e prevedendo una stretta correlazione tra vantaggi economici e formazione, risponde all’esigenza. E la risposta delle imprese soprattutto del centro - nord non si è fatta attendere. L’apprendistato, tuttavia, è uno strumento che va rafforzato con altri. Io ritengo che sia importante collegare il salario alla permanenza in azienda, premiando il lavoratore nel suo percorso. Vi è poi il problema dell’interruzione del sapere che si collega all’esigenza di costruire il tutoraggio formativo, trasformando l’handicap della progressiva uscita dei lavoratori anziani depositari di conoscenze e di qualità in un vantaggio. Gli operai anziani debbono restare in azienda dopo la pensione con questa funzione di assistenza formativa, prevedendo retribuzioni decontribuite. Contratto di apprendistato, formazione e scuole edili un circuito virtuoso da potenziare. Come? Il sistema formativo che fa capo al Formedil costituisce una realtà di eccellenza. Sul fronte dell’offerta il lavoro svolto e in corso consente di adeguare i flussi di ingresso alle esigenze di qualità e di sicurezza del lavoro che il processo produttivo e il ricorso tecnologico richiede. La questione di fondo è che esiste uno scompenso consistente tra l’elevata offerta formativa e la domanda. I risultati migliori si ottengono nei segmenti professionali più specializzati, come i gruisti o i conduttori di betoniere. Qui è possibile calibrare ed equilibrare il rapporto tra domanda ed offerta. Un altro ambito da privilegiare è quello della sicurezza. I risultati ottenuti sono buoni anche nei confronti dei nuovi flussi di lavoratori non italiani. La vera sfida riguarda invece quella di saper intercettare la domanda e farla crescere anche utilizzando i nuovi strumenti del marketing e della comunicazione su cui costruire strategie innovative. (AM)