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Figli di imprenditori nel Mezzogiorno

L’edilizia è stata, e in parte lo è tuttora, l’industria più consistente del Mezzogiorno. In molte aree il modello di sviluppo ha consistito in una contemporaneità e in una integrazione di lavoro e di reddito tra agricoltura ed edilizia. La struttura fondiaria stessa di gran parte delle aree meridionali del Paese ha favorito questo modello, così come là dove prevalevano gli insediamenti estensivi e i grandi centri rurali il passaggio dal bracciantato all’edilizia è stato un processo assai diffuso. In questo panorama a partire dagli anni sessanta si è assistito ad una crescita del numero delle imprese edilizie. In Campania, come in Puglia o in Basilicata il numero delle piccole imprese edili è andato crescendo in modo esponenziale. Non diversamente da quanto avvenuto in Sicilia, anche nel Mezzogiorno continentale la piccola impresa è stata esposta ai venti della congiuntura, determinando successi e fallimenti. Così le famiglie di Leonardo e di Claudio hanno dovuto lasciare le loro terre e trasferirsi nel continente, così invece le famiglie di Giandomenico, Antonio e Gaetano hanno consolidato la propria attività imprenditoriale in Lucania. Tutti e tre della provincia di Matera, tutti e tre diplomati, due geometri e un perito agrario; tutti e tre lavorano nell’impresa del padre. Per tutti e tre, indipendentemente dalle singole vocazioni, il destino appare già segnato: imprenditori edili. Tra i venti e i ventitré anni sono oggi tutti apprendisti: come sottolinea uno di loro si tratta di un modo per risparmiare, ma che può trasformarsi in un’esperienza utile, soprattutto per chi non aveva una formazione specifica.
In realtà operano all’interno delle rispettive imprese con compiti spesso di coordinamento. Le loro funzioni si avvicinano talvolta a quelle del capo cantiere, talvolta sconfinano a supporto dell’attività del padre nel campo amministrativo o della gestione tecnica. Per loro, più che per molti altri, l’essere figli di imprenditori ha comportato delle rinunce sul piano delle possibili scelte professionali. Le esigenze della famiglia hanno sicuramente fatto aggio sui loro desideri. Nessuno dei tre è sinceramente convinto di quello che si trova a fare. A tutti e tre sarebbe piaciuto continuare gli studi, avere altre opportunità. Tutti e tre si sono adattati. Come dice Gaetano va bene così. Ma resta nel profondo, nel non detto, la speranza ancora che qualcosa possa cambiare. Il che non vuol dire abbandonare l’edilizia, bensì o trovare un ruolo specifico o contribuire ad orientare l’attività dell’azienda verso iniziative nuove, meno tradizionali, specializzandosi o diversificando. Le tre imprese, infatti, sono molto diverse.
Il padre di Giandomenico ha una piccola impresa edile.
Sono il secondo di cinque figli, ho il diploma di geometra; mio fratello più grande lavora anche lui in edilizia, mentre le sorelle studiano. Il mio maestro è stato mio nonno, con lui ho imparato il mestiere fin da piccolo. Non passava un estate che non andassi a lavorare insieme a lui e a mio padre. Con lui l’impresa si avvia alla terza generazione.
Di Policoro, anche il padre di Antonio ha un’impresa, creata una ventina di anni fa: società con altri due fratelli. L’impresa fa soprattutto movimento terra. Attualmente abbiamo 18 dipendenti. Ho il diploma di perito agrario, ma avrei voluto fare l’università, ma mio padre ha detto: “ma lascia stare viene a lavorare in impresa.” E così ho fatto. Ho preso anche il diploma di operaio saldatore. Ma normalmente faccio un po’ di tutto anche l’operaio, talvolta perfino il capo cantiere. La prospettiva è quella di sostituire mio padre, di prendere il suo posto quando sarà venuto il momento.
Antonio ha l’aria malinconica, appare timido, un po’ sconfortato ma consapevole che non si possa fare altrimenti. Sembra come in attesa e nel frattempo cerca di imparare, di accumulare esperienza.
È anche consapevole che se non è riuscito ad andare all’Università la sua resta una situazione privilegiata. È sempre il figlio del titolare e per questo svolge mansioni non troppo faticose. Lavorare nell’edilizia può essere faticoso, ma comunque meno di altri, come ad esempio lavorare nei campi.
Per Gaetano lavorare nell’impresa del padre vuol dire fare un po’ di tutto. La sua è una piccolissima impresa, una ditta individuale. Mio padre ha più di sessanta anni. L’impresa avrà una trentina di anni, l’ha fondata lui quando era giovane. Ho il diploma di geometra. Ma ho sempre lavorato con mio padre. L’estate. L’impresa siamo io e mio padre. Facciamo piccoli lavori. Prima lavorava con mio zio, poi si sono separati. Prima ancora erano in tre soci. Ho scelto il geometra perché ero già nell’edilizia. Ora stiamo ristrutturando una casa, faccio un po’ di tutto, intonaci...
L’impresa fa soprattutto ristrutturazioni. Gaetano ha un aspetto artistico, coda di cavallo, lo sguardo vivace. È evidente che tutta la sua vita è stata condizionata dalle esigenze della famiglia. Non vi era scelta. Un padre anziano, l’importanza di supportarlo, di sostenere l’impresa, di perpetuarne l’attività. E così è stato.
Ora per Gaetano si tratta di capire dove orientarla, conservandone la vocazione, ma cercando di farla crescere, così da svolgere un ruolo diverso. E un’idea ce l’ha: crescere professionalmente nel settore del restauro dei beni culturali. Anche in questo caso trasformare la scelta di altri in una scelta propria. Restando in questa edilizia che è ormai il suo futuro