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A proposito di sicurezza

L’aumento della velocità nell’esecuzione del lavoro comporta tra l’altro un aumento della percentuale dei rischi di incidente. Su questo si registra una certa consapevolezza, anche se prevale l’opinione che la responsabilità alla fine sia sempre del lavoratore e la causa ultima di qualunque incidente vada comunque ricercata nel comportamento individuale.
Dice Fabio Effe A lavorare in edilizia ci sono dei rischi. Però la maggior parte degli incidenti sono dovuti alla negligenza della persona che si fa male, ci vuole molta attenzione. Sulla stessa lunghezza d’onda Matteo, anche lui di Bergamo: il lavoro dell’edile è pericoloso se si cerca il pericolo. Perché i pericoli sono visibili, alcuni di più, altri meno, però se ci ragioni un attimo lo capisci. Ne consegue l’importanza di essere in grado di sapere a cosa si va incontro; di conoscere bene il mestiere; di avere accortezza e di disporre delle conoscenze giuste, ma anche di applicare tutte le precauzioni necessarie per evitarli. Anche nell’edilizia la parola ricorrente è prevenire. Lo sottolinea Fabio Erre, quando dice che certo lavorare sui ponteggi e con le macchine può essere pericoloso se non si usano le dovute precauzioni. O Matteo di Gubbio, quando è ben consapevole che in edilizia i pericoli ci sono e sono nascosti da tutte le parti. Per questo bisogna prevenirli. Giovanni di Bergamo condivide l’opinione dei suoi coetanei, ma realisticamente evidenzia che non sempre si è messi in condizione di realizzare un’adeguata prevenzione: la sicurezza? È importante. Si cerca sempre di prevenire gli incidenti, ma non sempre le regole vengono applicate. Si tratta di osservazioni spesso di carattere generale, che però vengono regolarmente confrontate con la propria esperienza personale e con le diverse situazioni concrete che stanno vivendo al momento. Generalmente tutti i ragazzi sembrano sottolineare che esiste un’attenzione crescente per il problema. Quasi tutti operano in piena sicurezza. Un ruolo determinante lo svolgono proprio le scuole edili, che della sicurezza fanno una vera e propria battaglia culturale. I giovani che hanno frequentato corsi di formazione a tempo pieno ne hanno ereditato la sensibilità e ne rivendicano il diritto e l’importanza per lavorare meglio. Al Nord i contrasti appaiono forti, le realtà molto diversificate. Si colgono bene nelle parole dei ragazzi. Andrea, per il suo ruolo di capocantiere, deve essere particolarmente attento, deve confrontarsi con livelli culturali diversi, deve garantire il risultato e la sicurezza e lo deve fare rispetto ai suoi operai e rispetto alle squadre, dove bisogna spesso fare molta attenzione, dove esercitare il controllo è talvolta un vero e proprio atto d’imperio. Farsi male è un attimo. Scivoli dai ponteggi…È importantissimo lavorare in sicurezza. Noi perla maggior parte lo facciamo. Gli fa eco Fabio: noi stiamo cercando di lavorare in sicurezza il più possibile. Anche le squadre lavorano in sicurezza perché gli si dice che lo devono fare. E per restare nella provincia di Bergamo ecco che Matteo ci tiene però a precisare che c’è gente che ancora non ci pensa, ed estremizza: alla fine dovrebbero picchiarci il naso così capiscono che è importante.
La scuola edile di Verona investe moltissimo sulla prevenzione e sull’importanza di lavorare in sicurezza e moltiplica la sua attività di formazione. Il risultato è una consapevolezza diffusa soprattutto tra i ragazzi più grandi, con alcuni anni di esperienza di impresa dietro le spalle. Per Daniele ci sono quelli che non hanno una formazione e la sicurezza la prendono sotto gamba, magari si vogliono far vedere più bravi, che non hanno paura, ma in realtà se lavorano in condizioni migliori fanno un lavoro migliore.
Racconta Damiano: dove lavoro io la sicurezza è rispettata abbastanza. Ma a volte vedo dei cantieri, e sono la maggior parte, che sono abbastanza grezzi. La formazione è importante proprio nel settore dell’infortunistica. Si tratta, di usare il casco, la mascherina…E io adesso lo faccio.
Lavorare in un’impresa un po’ più grande, più strutturata costituisce dal punto di vista della sicurezza un vantaggio. Lo sottolineano nei fatti Matteo e Francesco che lavorano in due imprese di Gubbio. Io - racconta Paolo - sono 2 anni che lavoro in questa ditta e uso sempre il casco, bisogna usare il casco, poi i guanti, gli occhiali, usare tutte le precauzioni possibili. La nostra impresa lo fa. Per ogni cantiere noi abbiamo un agente alla sicurezza che controlla, io mi sento tranquillo. Dove lavoro io - sottolinea Francesco - ci si sta molto attenti da questo punto di vista, anche se si rallenta il lavoro, però…si lavora meglio, più tranquilli. Se c’è il parapetto ad esempio è meglio, così se uno mette male un piede si gira e s’appoggia al parapetto.
Sempre a Perugia Diego e Pierpaolo danno un giudizio positivo del rispetto delle norme sulla sicurezza. La ditta di Diego rispetta le norme, sono tutti attenti. Se vedono che c’è qualcosa che non va si arrabbiano proprio. Per Pierpaolo ci sono muratori molto scrupolosi, poi in certi casi neanche serve, non è necessaria. Alla fine per un lavoro che ci vuole un giorno non ci puoi stare tre giorni per la sicurezza, io la vedo così. Opinione isolata quella di Pierpaolo, ma che, almeno dalle testimonianze dei ragazzi di Matera trova invece applicazione in molti cantieri della zona. Anche qui e forse più che al Nord la discriminazione sembra passare lungo la linea della dimensione dell’impresa. La parcellizzazione, la diffusione del lavoro sommerso, l’esasperata concorrenza finiscono per ridurre a ben poco la prevenzione e il rispetto per le norme sulla sicurezza. Dice Marco: la sicurezza non c’è per niente. Noi lavoravamo e il casco stava sul tavolo. Non ci sono controlli. Un po’ siamo noi che non siamo abituati a portare né guanti né caschi. Io non ho mai avuto un datore di lavoro che ti ha dato i guanti o il casco. Mai. Non è stato mai necessario. Si è necessario, ma io non l’ho mai portato. Ultimamente me l’hanno dato ma là restava, nessuno se lo metteva.
Siamo di fronte ad una situazione estrema o invece sono i racconti degli altri ragazzi ad essere rappresentativi di realtà minoritarie? Forse la verità ancora una volta è nel mezzo: c’è un’ampia prateria di irregolarità e prevale nella gestione dei cantieri in molte zone d’Italia una scarsa attenzione alla sicurezza. All’origine vi è sicuramente poca sensibilità, ma anche questioni di carattere economico: la sicurezza costa. Resta, tuttavia, diffusa anche una resistenza ad adottare gli strumenti di prevenzione, in quanto ostacolano i movimenti, ti fanno sentire meno libero, meno a tuo agio. Purtroppo la conseguenza sono gli incidenti. E, per tornare all’inizio del paragrafo, il pericolo è sempre in agguato. Lo ricorda Leonardo: c’è il rischio o di cadere da un ponteggio o di tagliarsi la mano con la sega circolare, o con altri attrezzi.
La caduta dal ponteggio è l’incidente più diffuso, quello a cui più ragazzi hanno assistito nella loro breve esperienza di lavoro. Lo registra il questionario allorché emerge che oltre il 20 per cento di coloro che hanno risposto ha assistito ad un incidente. Si tratta comunque di episodi valutati sporadici sulla cui limitazione trova conferma l’importanza della formazione. Quasi il 90 per cento ha ricevuto insegnamenti ed istruzioni sul come comportarsi per non farsi del male. La prevenzione, la formazione, la crescita di una cultura della sicurezza servono a limitare i danni e ad esorcizzare e ad affrontare al meglio i rischi che nell’attività edilizia sono frequenti. Come gestirli? Il questionario affronta il problema ponendo ai ragazzi tre possibili risposte. Quando, chiede il questionario, ci si può spingere in situazioni riconosciute come rischiose? Quando ci si sente sicuri? In nessun caso? Qualche volta se è proprio necessario?

Secondo te un operaio edile può spingersi, svolgendo il suo
lavoro, in situazioni di rischio?

Totale Nord
Totale Centro
Totale Sud
Totale Italia
*
203
100
12
315
-
10
4,9
1
1,0
0
0,0
11
3,5
a
71
35,0
27
27,0
3
25,0
101
32,1
b
57
28,1
37
37,0
3
25,0
97
30,8
c
65
32,0
35
35,0
6
50,0
106
33,7
203
100
12
315

*
numero questionari
-
non risponde
a
si, se si sente sicuro
b
no, in nessun caso
c
qualche volta, se è proprio necessario

 

Non risponde il 3,5 per cento; gli altri si dividono quasi equamente nelle tre risposte. La necessità spinge i più, 34 per cento, ad accettare qualche rischio. E ciò vale soprattutto al Sud dove la metà delle risposte si concentra su questo caso. La scelta a rifiutare il rischio riguarda il 31 per cento delle risposte ed è comunque maggiore al Centro e inferiore al Nord. La sicurezza, che spesso è causa di imprudenze, affascina il 32 per cento dei ragazzi, una media nazionale che è inferiore al dato per il Settentrione, 35 per cento, superiore a quello delle altre aree territoriali, rispettivamente 27 per cento il Centro e 25 per cento il Mezzogiorno.