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Intervento
Claudio Tombari - Scuola Edile di Verona

Mi sembra utile innanzitutto richiamare l'attenzione su quanto ha detto Ferrari e in particolare sulla sua sottolineatura dell'importanza che va attribuita, in sede di progettazione e di gestione quotidiana dell'attività formativa, alla ricerca di nuovi modi di approccio e di relazione con allievi che si presentano con motivazioni, stili di comportamento, aspettative e, aggiungerei, pregiudizi verso l'esperienza scolastica che dobbiamo evitare che diventino pregiudizi verso qualsiasi esperienza formativa in sé. E' un tema su cui occorre fare decisivi passi avanti, pena la perdita d'efficacia e di qualità della formazione che svolgiamo.
Le esperienze positive che le nostre Scuole hanno già accumulato a questo riguardo anche nel recente Progetto Apprendistato, unitamente al lavoro di analisi e di ricostruzione di percorsi individualizzati che ha fatto l'arch. Pedrazzoli in questi anni, sono secondo me le due gambe che dobbiamo dare ad un necessario e radicale salto di qualità nell'essenza stessa della formazione. A ben vedere si è formato un consistente patrimonio nel lavoro collettivo nostro di questi anni (Progetto Apprendistato, Progetto Equipe per citare quelli che conosco meglio) di cui a volte, presi come siamo dal "quotidiano" non ci rendiamo ben conto. Va anche detto senza troppi trionfalismi, ma va detto, che, con riguardo all’intero panorama della formazione professionale, vi sono alcune cose specifiche e peculiari del nostro sistema che appaiono risultati positivi non rintracciabili in altri sistemi e in altri settori.
Il nostro sistema delle scuole edili ha alcuni vantaggi competitivi di base che vanno individuati e ricordati. Noi siamo enti bilaterali pariteticamente gestiti dalle parti sociali che hanno sottoscritto il Contratto di Lavoro e abbiamo per nostra natura un rapporto diretto con le imprese. Pertanto, contrariamente a tutti gli altri enti di formazione professionale, per noi non si pone il famoso e annoso problema del "rapporto col mondo del lavoro" che si pongono tutti gli altri enti, perché il mondo del lavoro è rappresentato "fisicamente" all’interno degli enti.
I nostri enti hanno la possibilità di gestire l’inserimento lavorativo e di gestire le carriere delle persone formate in rapporto diretto con le aziende, e questo va sottolineato perché a mio parere questo vantaggio competitivo proprio della nostra natura più il lavoro svolto in particolare in questi ultimi quattro anni (Progetto Apprendistato e Progetto Equipe) ci permettono di arrivare molto più attrezzati, rispetto a come eravamo un lustro fa, a un appuntamento importante, uno di quegli appuntamenti che "cambia il quadro". Secondo me l’appuntamento che cambia il quadro è il nuovo scenario della riforma della scuola superiore. Quello che cambia questo nuovo scenario non è poca cosa.

Di conseguenza è necessario riflettere su quattro snodi in corrispondenza dei quali si verificheranno importanti cambiamenti nell'attività corrente delle scuole edili, così come siamo abituati a conoscerla da anni, ovvero i corsi che tutti abbiamo sempre fatto per decenni: la formazione post-obbligo per l’inserimento al settore, i corsi che ci hanno contraddistinto storicamente, i corsi lunghi prima dell’inserimento lavorativo. Cominciamo dal primo snodo.
La legge 9 del 1999, che ha introdotto il nuovo obbligo scolastico a 15 anni con nove anni di scolarità obbligatoria, ci costringe a studiare nuove tipologie di offerta formativa per coloro che non sono disobbligati dall’obbligo in quanto non hanno frequentato i nove anni di scuola e dovranno iscriversi al primo anno della scuola superiore. Che scelte prendiamo rispetto a questo problema, ossia con quali modalità offriamo formazione a persone che stanno facendo il primo anno della scuola superiore? Noi siamo un ente monosettoriale, lavoriamo solo in edilizia e allora esiste ancora, fin quando non entrerà in vigore la riforma una cosa che si chiama Istituto per Geometri, che è il pezzo di scuola superiore naturalmente e tecnicamente attinente ai nostri enti. Allora la prima indicazione è che secondo me nel nostro immediato futuro c’è lo sviluppo di un rapporto molto più forte di quello che già c’è in molte realtà con gli Istituti per Geometri. Un'integrazione stretta con gli Istituti per Geometri i quali, sono lì con la loro autonomia senza strumenti e con la riforma da gestire che non ha gambe. Noi siamo oro per gli Istituti per Geometri perché siamo l’unica possibilità che hanno per riuscire a inverare ciò che in teoria la riforma delle scuole superiori assegna come cose da fare a degli Istituti, quindi ai dirigenti scolastici (che poi sono i presidi). Bisogna andare a ragionare insieme e a offrire su un piatto fatto tutte le forme di integrazione possibili con i loro curriculi. Tutto questo noi ce l’abbiamo già e quindi siamo secondo me assolutamente appetibili per gli Istituti per Geometri.

La parte di formazione professionale integrata e contestuale al percorso per l’assolvimento dell’obbligo scolastico (primo anni dell'ITG) per noi è assolutamente fondamentale perché a guardar bene è l’alfa di un processo. Questo anno di formazione professionale deve avere lo scopo di far conoscere e promuovere i mestieri dell’edilizia e quindi uno scopo di orientamento, in quanto tra le nostre missioni istituzionali c’è la valorizzazione dei mestieri dell'edilizia, la lotta contro i pregiudizi sociali di cui sono oggetto, e il riorientamento dei giovani verso il nostro settore.
Tenendo presente che il lavoro in edilizia che non sarà più nell’immediato futuro così diviso tra mansioni operaie e ruoli tecnici perché probabilmente andremo a una flessibilizzazione e anche a un superamento di storici diaframmi e prenderà rilievo un'area professionale tecnica, ma operativa nel contempo.
Introdurre dentro l’obbligo scolastico elementi di competenze tecniche e professionali, l’"alfabeto professionale" di cui si parlava nei Dieci Punti di Verona, mostrare e far capire quanta ricchezza c’è, in termini di ricostruzione di competenze trasversali e di cultura tecnica di base, nei contenuti tecnici del nostro mestiere.
Ne parlava anche Ferrari: utilizzare induttivamente i contenuti tecnici e le competenze del costruire (che è una dimensione "atavicamente" connaturata) per aiutare la costruzione e la ricostruzione di una cultura tecnica di base.
Occorre stimolare il giovane, che dopo pochi mesi sarà disobbligato dall’obbligo formativo, se decide di andare a lavorare, a scegliere cercarsi un contratto di apprendistato in edilizia e aiutarlo nell’inserimento lavorativo. Il futuro non sarà più "vado a lavorare in edilizia", ma sarà, come è da sempre in Francia, "cerco un contratto di apprendistato in edilizia". La differenza non è piccola come sembra.
Noi dobbiamo assistere e promuovere e, come Scuola Edile fare da "levatrici" alla nascita dei nuovi contratti di apprendistato in edilizia. Non dobbiamo solo lavorare per far venire in formazione quelli che sono già apprendisti, ma dobbiamo essere promotori di nuovi contratti di apprendistato che, tra l'altro, significa avviare le persone verso la parte tutelata e regolare del lavoro edile, verso le imprese iscritte alle Casse Edili.

C’è poi tutto il problema, ed è il secondo snodo, di quello che dovremo fare (con quale modello intervenire) all’interno dell’obbligo formativo che è quel "sistema triviale" per cui o si frequentano le superiori, o si diventa apprendista (e allora ogni anno non sono più 120 ore, ma sono 120 ore più 120 ore), o si fa la formazione professionale (biennio).
Per quanto riguarda l'apprendistato le 240 ore annuali saranno composte da 120 ore che corrispondono al corso per apprendisti che abbiamo già fatto, si tratta solo di migliorare. Ci sono invece da studiare le altre 120 ore, che a loro volta daranno crediti per il rientro nel sistema della scuola superiore, e questo è un lavoro tutto da fare di ricerca e di costruzione del modello.
Per quanto riguarda la terza possibilità (il biennio di formazione professionale), anche qui c'è da creare e proporre un modello (Bertoli a Livorno e Manca a Nuoro stanno già sperimentando). Personalmente ho l'impressione che a Verona questa possibilità non verrà in edilizia sfruttata gran chè, dal momento che chi non prosegue le superiori difficilmente sceglierà di stare due anni in formazione e con la richiesta di apprendisti che c'è, andrà a lavorare, rientrando così nel caso precedente.

C’è poi un terzo snodo che a noi interessa moltissimo ed è l’articolo 7 del Regolamento di attuazione dell’articolo 68. Sono le integrazioni della formazione professionale con il sistema della scuola superiore: lo studente geometra (e in futuro lo studente del triennio terminale del liceo tecnologico post-riforma) che sta facendo il terzo, il quarto e il quinto può essere coinvolto, può frequentare interventi di formazione professionale integrativi del curricolo della scuola superiore. Queste integrazioni hanno il duplice valore dell'orientamento verso il settore e della formazione professionale edile. Nella nostra realtà mancano geometri che invece di andare a fare i liberi professionisti vogliano fare i tecnici di produzione in edilizia ed è necessario riorientare gli studenti degli ITG verso una destinazione produttiva che non è quella libero professionale ma è quella di tecnici di processo, di tecnici dipendenti da imprese edili.
Il quarto snodo, abbrevio e concludo, è tutta la partita del post-diploma per cui si apriranno grandi prospettive a fronte dell’allargamento della discrepanza, sicuramente destinata a crescere, tra i livelli di uscita dalla scuola superiore riformata e le competenze specifiche richieste dalle imprese di costruzione. Questo differenziale è il grande spazio delle attività di formazione post-diploma, IFTS o quant'altro.

Questo quadro dei quattro snodi significa probabilmente che noi avremo a che fare fra qualche anno con uno scenario completamente differente dall’attuale, con uno scenario che ci deve vedere protagonisti di un forte lavoro di integrazione con la scuola superiore, che per adesso fin quando non sarà il liceo tecnico-tecnologico ecc., è ancora l’Istituto per Geometri. Forte integrazione significa che dovremo abituarci a lavorare considerando che i nostri corsi, i nostri prodotti, non saranno più tutti nostri, ma saranno componenti di pregio all'interno di progetti e percorsi promossi e gestiti insieme ad altri soggetti (il sistema dell'istruzione, in primis)

Modesta proposta: perché, ovviamente ragionando e rielaborando tutti assieme, non mettere a punto, a livello nazionale, un modello generale di integrazione (quello che in modo schematico ho cercato di esporre, o un altro), presentarlo al Ministero della Pubblica Istruzione al livello giusto, metterlo a punto e produrre una sorta di "protocollo" al quale le singole Scuole Edili e gli Istituti per Geometri possano riferirsi per promuovere accordi operativi in sede locale?

In questo quadro di formazione integrata con il sistema dell'istruzione e finalizzata alla carriera, trovano posto anche le nostre storiche riflessioni sul fatto di rimotivare le persone ad entrare in edilizia. Io lavoro nel nord, ma credo che il discorso valga sostanzialmente per l’intero paese: noi siamo in grado di offrire un posto di lavoro in edilizia, ma vi assicuro che a Verona come a Milano, come a Parma come da altre parti, noi non vinceremo mai la battaglia diciamo competitiva con gli altri settori fin quando offriremo dei semplici posti di lavoro in edilizia, perché il posto di lavoro si trova in qualsiasi settore. Noi dobbiamo essere in grado di mostrare alle famiglie e ai giovani che abbiamo dei vantaggi competitivi e sono collegati al fatto che a chi viene nel nostro settore con un contratto di apprendistato in edilizia, siamo in grado di assicurargli la gestione di una carriera professionale. Cosa che ha un valore aggiunto molto più grande rispetto al semplice di posto di lavoro. Dobbiamo promettere e mantenere: "se vieni in edilizia e vieni nella parte regolata e tutelata del mercato del lavoro edile, siamo in grado di gestire i tuoi primi dieci anni di carriera professionale portandoti al lavoro qualificato, curando il dialogo impresa / giovane / centro di formazione e fornendo tutti i sostegni necessari.
O riusciremo gradatamente a proporre e gestire un contratto di questo tipo con il giovane (apprendista operaio post-obbligo o apprendista tecnico post-diploma) che intende venire in edilizia (e il fatto che sia disponibile la possibilità di avere un "contratto" di questo tipo può diventare un criterio di scelta dell’edilizia) oppure perderemo altri treni. Grazie.